Dice il poeta arabo:
Eravamo, nella nostra compagnia, come le Pleiadi,E ci ha diviso il tempo, come le stelle dell’Orsa.
Ho conosciuto Alberto Pincherle nel 1915 (gruppo di studenti in tempo di guerra). Nei successivi cinquant’anni, sempre seguendo con amicizia e ammirazione la sua carriera di studioso, l’ho riveduto forse tre volte. Gratissima l’occasione di fargli sapere che lo ricordo e lo ammiro. Imbarazzante, per un piccolo coltivatore diretto di studi arabi e musulmani, la collaborazione a questo nobile volume di omaggio. Ecco, comunque, qualche pagina sui ginn, esseri senza pretese, ai margini della storia delle religioni.
Sarebbe offensivo spiegare all’erudito lettore chi sono i ginn. Il relativo articolo dell’Encyclopédie de l’Islam si trova s.v. djinn. Veniamo subito al trattato.
Secondo il gusto arabo dell’epoca, il titolo è in rima e bizzarro: Kitāb ākām al-margiān fi aḥkām al-giānn, «Libro delle collinette di corallo[1] circa le norme che reggono i ginn» Ha 140 capitoli in 231 pagine[2] l’autore, ash-Shibl[3]. (Badr ed-Dīn Abu ‘Abdallāh Moḥammed ibn ‘Abdallāh, Damasco 712-1312 — Tripoli di Siria 769-1367) era un cadi hanafita.
L’opera è tarda e in gran parte di seconda mano, ma compilata coscienziosamente e ben documentata; può interessare per l’abbondanza delle notizie e delle citazioni e come tipico prodotto dell’islamismo medievale, come collezione di aneddoti fantastici, di ragionamenti strani e di particolari gustosi.
«Questo libro — dice Shibli — è nato da un dibattito sulla liceità dei matrimoni fra ginn ed esseri umani, che non raggiunse una conclusione perché non si erano chiariti prima questi punti: Esistono i ginn? Hanno corpi identificabili, e di che specie? Possiedono le qualità richieste per adempiere agli obblighi dell’islamismo? La missione di Maometto si rivolgeva anche a loro?»
Non si può dire che Shibli abbia detto l’ultima parola su questi ed altri problemi della ginnologia; sia attenendosi alla scienza musulmana, sia ricorrendo anche a quella occidentale, molti punti restano oscuri, perché i passi coranici sui ginn[4] formano un corpus incompleto e contraddittorio; il ḥadīth, illustrandolo con oceani di narrazioni e notizie (spesso affascinanti) rende sempre più densa quella «nuvola nera» entro la quale (secondo un preteso testimonio oculare) il Profeta conferiva con i ginn. E gli etnologi hanno ancora molto da lavorare sulle eredità che i ginn hanno raccolto dalle popolazioni diventate musulmane.
Torniamo alle collinette di corallo; per dare un’idea dell’opera potrà bastare il riassunto dei primi venticinque capitoli.
1. Esistono i ginn? – È comprensibile che gli zanādīq e molti dei falāsifah lo neghino, ma l’esistenza dei ginn non ripugna la ragione e il Corano la conferma in modo irrecusabile. Stranamente, alcune sette musulmane (qadariti, mu’taziliti, giaḥmiyyah) dubitano o negano[5].
Poiché ginn viene da gianna (essere nascosto, coperto)[6] «possono considerarsi ginn anche gli angeli ed altri esseri nascosti ai nostri sguardi». I diavoli (shayāṭīn) sono ginn cattivi (Corano, XXXVII, 7).
2. Creazione dei ginn e ribellione di Satana. – I ginn furono creati prima di Adamo, inferiori agli angeli come la terra è inferiore al cielo. Ginn ribelli uccisero il profeta Yūsuf, inviato loro da Dio, e furono sconfitti ed esiliati «nelle isole del mare» da un esercito di ginn fedeli, guidato da Iblīs (Satana), il quale divenne loro sovrano e fu poi ribelle a Dio, come narra il Corano. Secondo az-Zamakhshari (da Abu Hurairah!) gli angeli sono i 900/1000 degli esseri creati, i diavoli i 90/1000, i ginn i 9/1000 e gli uomini l’1/1000. Novanta diavoli e nove ginn per ogni uomo…
3 e 4. Natura del corpo dei ginn. – I ginn furono creati di fuoco, come gli uomini di terra. Difficoltà di spiegare come un organismo vivente possa essere fatto di fuoco. Conclusione: come l’uomo, tratto dalla terra, è di carne, così il ginn, tratto dal fuoco, è di una materia sui generis, diversa dal fuoco. Conferma: il Profeta, disturbato nella sua preghiera da un ginn cattivo, lo prese per il collo, e poté constatare che la sua saliva era fredda.
5. Varie specie di ginn. – Dice Maometto (ḥadīth): «Dio creò i ginn di tre specie: 1. Serpi, scorpioni, insetti e uccelletti. 2. Simili al vento. 3. Soggetti alla resa dei conti ed ai castighi[7]. E creò gli uomini di tre specie: 1. Simili alle bestie (e cita il Corano, VII, 178). 2. Con il corpo dei figli di Adamo e lo spirito di demonii. 3. Uomini «che staranno all’ombra di Dio, nel giorno in cui l’unica ombra sarà la Sua».
6. Trasformazioni dei ginn in vari aspetti. – Indubbiamente i ginn assumono la forma di animali (serpenti, scorpioni, cammelli, bovini, ovini, cavalli, asini, muli, uccelli) ed anche di uomini. In due punti del Corano (VIII, 30 e 48) si allude a diavoli che presero aspetto umano per nuocere al Profeta.
Né diavoli né angeli hanno il potere di cambiare la forma in cui furono creati, però Dio può insegnare loro atti e parole che hanno la virtù di ottenere da Lui tali metamorfosi (caso di Satana trasformato in un medinese, e di Gabriele che assunse forma umana per dare l’Annuncio a Maria). I ghūl sono «i maghi dei ginn»; non si trasformano ma producono, per effetto di magia, l’illusione di un aspetto diverso da quello vero. Per metterli in fuga è efficace intonare la chiamata alla preghiera rituale.
È opinione accettabile dei mu’taziliti che i corpi dei ginn sono di materia sottile e perciò invisibili, e che Dio li rende consistenti, robusti e visibili durante la vita dei Profeti; lo conferma l’autorità di Salomone sui ginn, che facevano per lui lavori pesanti (Corano, XXXIV, 12-14). All’infuori delle epoche profetiche i ginn sono invisibili; diceva perciò giustamente l’Imām ash-Shāfi’i: «Non accettiamo in giudizio la testimonianza di quelli che affermano di vedere i ginn».
Considerazioni sulla forma di angeli, diavoli ed esseri umani.
7. Alcuni cani sono ginn. – Il Profeta avrebbe detto: «Se non fosse che i cani sono una nazione ordinerei di ucciderli, ma ho paura di distruggere una nazione[8]; uccidete dunque soltanto i cani neri, sono (sicuramente) dei ginn». Aggiungeva «Se un cane nero passa davanti al musulmano che compie la preghiera rituale, la rende invalida, perché è un diavolo» (non così i cani rossi e gialli). Anche il gatto nero è un ginn, «perché la nerezza raduna le forze sataniche», ed anche il cammello. Ma c’è chi precisa: questi animali non sono ginn, somigliano ai ginn, infatti «un animale nato da animali, come potrebbe essere altro che un animale?».
8-9. Le sedi dei ginn. – In seguito ad un arbitrato di Maometto fra ginn pagani e musulmani, questi ultimi abitano nei villaggi e nei monti, i primi nelle grotte. Sui tetti delle case vi sono ginn musulmani, che scendono a mangiare con le famiglie. Per impedire ai diavoli di passare la notte nelle case, bisogna invocare il nome di Dio rientrando in casa e mettendosi a tavola.
Le latrine sono particolarmente frequentate dai ginn (giaculatorie da pronunciarsi entrandovi, precetto di nascondere ai ginn le proprie nudità). Sono convegno di ginn tutti i luoghi impuri, dove non è permesso compiere la preghiera rituale: cimiteri, concerie, letamai, quadrivi, bagni pubblici. «Anche gli eretici frequentano questi posti, per ricevervi comunicazioni diaboliche».
10. Il ginn compagno. – Si veda il Corano, VI, 112. Ḥadīth «Ognuno di voi ha due compagni, un angelo e un ginn». Domandarono al Profeta: «Anche tu hai il tuo ginn?». Rispose «Sì, senonchéDio mi ha aiutato contro di lui: quel ginn si è fatto musulmano e non mi comanda più altro che il bene». E avrebbe aggiunto «Sono stato privilegiato in confronto di Adamo, in due cose: il mio diavolo miscredente si è fatto musulmano, e le mie mogli mi hanno assistito, non tradito»[9].
D’altra parte vi sono orazioni da recitare prima di addormentarsi, per chiedere a Dio protezione contro il proprio diavolo; risalgono a Maometto. Shibli spiega che il Profeta evidentemente le pronunciava prima della conversione del suo diavolo.
11-13. Mangiano e bevono i ginn? – Vi sono tre opinioni: 1. Nessun ginn mangia e beve. 2. Alcuni ginn mangiano e bevono; i « ginn puri » (i vènti) non mangiano, non bevono e non procreano. 3. Tutti i ginn mangiano e bevono. Altro quesito: si nutrono soltanto dell’odore e dei fumi degli alimenti, o «masticano e inghiottono»? Quest’ultima opinione è confermata da un ḥadīth: un uomo mangia senza aver detto «in nome di Dio!» prima di cominciare. Se ne ricorda all’ultimo boccone, e il Profeta afferma «Finora un ginn cattivo ha mangiato con te una parte del tuo pranzo; quando hai detto “in nome di Dio” l’ha dovuto rigettare».
Che cosa mangiano i ginn? Dice un ḥadīth che «i ginn chiesero al Profeta di assegnare loro un alimento, e furono concesse loro “le ossa su cui è stato pronunciato il nome di Dio” (cioè ossa degli animali uccisi ritualmente), e per le loro cavalcature il letame dei quadrupedi. A favore dei ginn le ossa spolpate si rivestono di carne e il letame diventa foraggio fresco. Il Profeta ha proibito ai musulmani di adoperare questa roba per usi sudici, dicendo “Sono gli alimenti dei vostri fratelli, i ginn”».
14. I ginn contraggono matrimonio e generano. – Dice infatti il Corano (LV, 56 e 74) che le Hur, spose dei beati in Paradiso, non furono «mai toccate, prima di loro, da uomini o da ginn», e parlando di «Iblīs, uno dei ginn» Dio dice «prenderete dunque lui e la sua progenie come protettori, invece di Me?» (Cor., XVIII, 50). Opinione del cadi ‘Abd al-Giabbār (chi era costui?): «Come animali minutissimi, quasi invisibili, generano esseri altrettanto minuti, così la sottigliezza dei ginn non impedisce loro di generare». E Shibli conclude «Sia glorificato l’Onnipotente: quando vuole una cosa dice sii, ed è».
15-18. I ginn sono mukallaf? La missione di Maometto è destinata anche a loro? – La piena responsabilità dei ginn risulta chiaramente dal Corano, che descrive la loro conversione all’islamismo, minaccia loro i castighi prescritti per chi viola «i comandamenti e i divieti» islamici, e accomuna uomini e ginn nella famosa Sura del Misericordioso (LV) ove Dio si rivolge ad ambedue indistintamente, usando la forma duale. Secondo Ibn ‘Aqīl «la parola uomini comprende anche i ginn».
Prima di Maometto i ginn ebbero almeno un profeta della loro nazione (si veda il capitolo 2 di Shibli, citato qui sopra, e il Corano, VI, 130). Ma nessun profeta fu mandato ad uomini e ginn insieme, prima di Maometto, il quale convertì una parte dei ginn, diventati poi «ammonitori» dei loro fratelli, per invitarli all’islam.
Il detto del Profeta «Fui inviato ai neri e ai rossi» è per solito interpretato «agli arabi e ai greci» (dal colore dei capelli), alcuni però intendono «agli uomini ed ai ginn»; questi ultimi sono «i neri» perché somigliano agli spiriti (al-arwāḥ) detti neri (aswadah).
Aneddoto su Corano, LXXII, 6: «alcuni della razza degli uomini si rifugiarono presso alcuni della razza dei ginn» e discussione sulle circostanze e l’epoca dei successivi incontri di Maometto con i ginn e sull’azione dei ginn convertiti per diffondere l’islam presso la loro gente. Numero dei ginn in relazione diretta con Maometto (sette, nove, dodicimila), loro provenienza (Ḥarrān, Nisibi).
Leggende sulla morte di ginn che avevano conosciuto il Profeta; eccone un saggio: ‘Omar ibn ‘Abd al-‘Azīz[10] trova un serpente morto (variante, un ginn morto) lo avvolge in un lembo del suo mantello e lo seppellisce. Una voce di persona invisibile lo informa che quel serpente è uno dei ginn i quali udirono il Corano da Maometto e che egli stesso è l’ultimo superstite di quel gruppo. Altro racconto: il narratore (anonimo) assiste al conflitto di due violentissimi venti, provenienti da direzioni opposte, che si disperdono dopo il conflitto, lasciando sul terreno un’enorme quantità di serpi. Nota una serpicina gialla che esala un soave profumo; «pensando che dev’essere buona» la avvolge nel suo turbante[11] e la seppellisce. Una voce di essere invisibile[12] lo informa che vi è stata battaglia fra ginn figli di Satana e ginn dei Banu Qays[13], la serpicina «caduta martire» è uno dei ginn che udirono il Corano dal Profeta.
19. Particolari sull’incontro di Maometto con i ginn. – az-Zubair ibn al-‘Awwām, e specialmente ‘Abdallāh ibn Mas‘ūd, raccontano di aver accompagnato Maometto al luogo del convegno con i ginn. ‘Abdallāh non vide e non udì niente, perché il colloquio avvenne nel centro di una densa nuvola nera, mentre lo spettatore era fermo sopra una linea o dentro un cerchio, che il Profeta aveva tracciato per terra, vietandogli di uscirne. Contro la testimonianza del Corano, questi ḥadīth dicono che il Profeta ricevette ginn a Medina spesso (da sei a trenta volte); è evidente il parallelo con la lunga serie delle delegazioni di tribù e popolazioni d’Arabia, venute a Medina dopo la presa della Mecca. Quei ginn erano «uomini neri vestiti di bianco», «uomini alti come lance».
20. Ginn di varie religioni e sette. – In base al Corano, LXXII, 11 e 14: «Fra noi vi sono buoni e cattivi, siamo anche noi compagnie svariate, … chi si è dato a Dio e chi da Dio si allontana», si afferma che i ginn sono sunniti ed eretici, cadariti, murgiti, cristiani ed ebrei (cfr. Corano, XLVI, 30, ove i ginn diventati missionari dell’islam presso i loro fratelli parlano di «un Libro rivelato dopo quello di Mosé, a conferma delle Scritture precedenti», quasi rivolgendosi a ebrei e a cristiani).
21. Ginn che partecipano alle devozioni umane. – Un devoto pregava di notte insieme ai «ginn di casa», che ascoltavano la sua recitazione del Corano.
22-25. Se i ginn vadano in Paradiso. – Che i ginn cattivi vanno all’Inferno è nettamente affermato dal Corano. Circa il premio dei ginn musulmani nella vita futura, grande varietà di opinioni; alcuni credono che vadano in Paradiso come gli altri musulmani, la tesi opposta è che la loro ricompensa consista soltanto nello scampare all’Inferno, «diventano terra come gli animali» (Abu Ḥanīfah). Oppure sono ammessi in Paradiso, ma esclusi dai banchetti celesti; i beati vedono i ginn, ma non viceversa (rovesciamento delle rispettive posizioni in terra). Opinione moderata: esclusi dal Paradiso, i ginn sono collocati in al-A‘rāf, il Limbo di quelli che «non sono ancora entrati nel Giardino, pur desiderandolo ardentemente» (Corano, VII, 46 e 48). Finalmente c’è chi nega ai ginn in Paradiso la visione di Dio, riservata agli uomini in premio di «obbedienze» che neppure gli angeli conoscono: la guerra santa, la lotta contro le passioni, la paziente sopportazione dei dolori terreni.
In conclusione quasi tutti gli autori musulmani pensano che i poveri ginn, se ammessi in Paradiso, vi subiscono discriminazioni, perché sono inferiori agli uomini.
***
Titoli dei capitoli 26-89.
26. Il ginn può dirigere la preghiera rituale. 27. Ancora le relazioni di Maometto con i ginn. 28. Stesso argomento del capitolo 2. 29. Norme giuridiche per il caso che un essere umano uccida un ginn. 30-34. Il matrimonio fra ginn ed esseri umani e gli amori dei ginn con le donne. 35. Posizione della moglie di un uomo rapito dai ginn. 36. È vietato mangiare animali macellati per un ginn o invocando il suo nome. 37-38. Ginn trasmettitori di ḥadīth a studiosi di scienze musulmane. 39-41. I ginn consolano gli afflitti, danno massime e sentenze, ispirano poeti, insegnano agli uomini la medicina. 42. Una vertenza giudiziaria fra ginn e uomini. 43. Ginn e uomini hanno paura gli uni degli altri. 44. I ginn e Salomone. 45-47. Malefatte dei ginn e modo di difendersi da loro. 48. Ginn, diavoli e magia. 49. I ginn contraccambiano agli uomini il bene e il male. 50-56. Malattie causate dai ginn. 57. I ginn e il malocchio. 58. Conflitto di un Compagno del Profeta con un diavolo. 59. Diavoli e ginn maligni incatenati durante il Ramaḍān. 60. Le gazzelle sono le cavalcature dei ginn. 61. Uomini adoratori di ginn (Corano, XVII, 57). 62. Se sia lecito riferire i discorsi dei ginn. 63. I ginn spiano i segreti celesti. 64-67. Notizie portate da ginn durante la vita di Maometto. 68. È lecito interrogare i ginn sul passato? 69. I ginn e i muézzin. 70-82. I ginn annunciano le morti e fanno lamentazioni funebri. 83. Durata della vita di ginn e diavoli. 84-86. Questioni relative a Satana. 87-89. Corano, CXIV.
I capitoli 90-140. trattano unicamente di Satana, astraendo dalla sua qualità di ginn. Li segnaliamo ai demonologi.
[1] Shibli cita spesso un’opera intitolata La Collana di Corallo (‘Iqd al-margiān) di al-Burhān al-Ḥalabi; potrebbe essere un’altra opera di ginnologia, e avergli suggerito il titolo del suo trattato.
[2] L’edizione di cui disponiamo è del Cairo, Maṭ. as-Sa‘ādah, 1326 (1908-9), pp. 8+231.
[3] Niente a che fare col notomistico; il nome viene da ash-Shibliyyah, moschea alla periferia di Damasco, dicui suo padre era amministratore. Si veda C. Brockelmann, Gesch. der Arab. Litt., II, 75 e Suppl., II, 82.
[4] Sarà bene citarli tutti, in ordine cronologico, seguendo la numerazione della traduzione di A. Bausani (Firenze 1955), che è quella del «Corano di Fu’ād» (Cairo 1345/1926-27). Si noti che a Medina non c’è più nessun ginn nel Corano (La Sūrat ar-Raḥmān, medinese per la tradizione musulmana, sarebbe del secondo periodo meccano, cfr. trad. Bausani, nota a Cor. Cap. LV).
Primo periodo meccano: LI, 56 (i ginn creati per adorare Dio); CXIV, 6, formula apotropaica contro i ginn.
Secondo periodo meccano: LV, 15 (ginn creati di fuoco); 33 (impotenti di fronte a Dio), 39 (i ginn nel Giorno del Giudizio); 56 e 74 (le Hur mai toccate da uomini e da ginn); XXXVII, 6-15 (i ginn spiano i segreti celesti); 158 (sono inferiori a Dio); XV, 16-18 (spiano i segreti celesti); 26 (creati di fuoco); 30-42 (ribellione di Satana); LXXII, 1-15 (predicazione di Maometto ai ginn); XVII, 88 (incapaci di inventare un Corano); XXVII, 10, 17, 39, 40 (soggetti a Salomone); XVIII, 50-51 (ribellione di Satana).
Terzo periodo meccano: XXXII, 13 (ginn dannati); XLI, 25 (idem); XXVIII, 31 (la verga di Mosè si agita «come i ginn»); XXXIV, 12-14 (lavorano per Salomone); 41 (gli adoratori dei ginn); XLVI, 18 (dannati); 29-32 (convertiti all’islam da Maometto; cfr. LXXII, 1-15); VII, 38 e 179 (dannati); VI, 100 (adorati insieme a Dio); 112 (nemici dei profeti); 128 (dannati); 130 (refrattari alla fede).
Versetti in cui Maometto (e in quattro casi altri profeti) è definito «succube del ginn», cioè pazzo: VII, 184; XV, 6; XXIII, 25 e 70; XXVI, 27 (Mosè); XXXIV, 46; XXXVII, 36; XLIV, 14; LI, 39 (Mosè) e 52 (profeti in generale); LII, 29; LIV, 9 (Noè); LXVIII, 51; LXXXI, 22.
[5] Vari commentatori musulmani moderni del Corano propongono nuove interpretazioni dei ginn. Evasive, come quella degli Aḥmadiyyah di Lahore, «una comunità non identificabile», o pseudo-scientifiche: i ginn sarebbero i microbi.
[6] Si veda A.J. Wensinck, The Etymology of the Arabic djinn, citato nella bibliogr. dei suoi Semietische Studiën, Leida 1941.
[7] Cioè esseri responsabili, mukallaf. Forse quelli che possono assumere forma umana?
[8] Ummah; dice Bausani (trad. del Corano, p. 521, nota al v. 104): «La nazione in senso coranico è una comunità, oggetto di un piano divino, fondata e guidata da un Messaggero di Dio». Si veda anche, per le nazioni di animali, ivi, p. 541, nota al v. 38.
[9] Maometto non potrebbe aver detto questo: nel Corano Eva (mai ricordata per nome) non fu tentata da Satana per prima, né fu tentatrice del marito.
[10] Califfo ommiade, m. 101/720. L’aneddoto dimostra la longevità dei ginn.
[11] Spesso i turbanti erano lunghi sette volte un giro di testa, misura sufficiente da servire da sudario.
[12] Queste voci si chiamano hātif; la parola è passata nell’arabo letterario moderno a indicare il telefono.
[13] Nota tribù; era certamente un ginn la serpe della tribù di Azd ricordata da Tabari; si veda Meloni, Saggi di Filologia semitica, p. 234.
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